C’è stato un tempo in cui le lancette sembrava non “corressero” mai! In cui volevi che scorressero veloci. In cui il futuro, tutto da scoprire e costruire, era lì, dietro l’angolo, ad un passo da te. Ed era l’unico tempo che valeva la pena di immaginare e di sognare.
Più importante del presente, come se quel presente non fosse indispensabile a condurci verso ciò che saremmo diventati.
Poi, quelle lancette hanno iniziato a segnare un tempo da cui sfuggire. Arrivato troppo presto, prima di potersene rendere conto.
Quel futuro, solo immaginato, era ora un passato da rivivere, negli spazi più intimi. Era il tempo dei ricordi, della spensieratezza, dei sorrisi e degli entusiasmi.
Il passato che vorresti raccontare a chi ha la voglia di ascoltare, nella speranza che non si perda, che non muoia.
Poi, di colpo, quelle mani, così accoglienti e familiari, riportano le lancette al loro posto. Al presente! Quel presente da cui si è sempre fuggito, ma a cui ora bisognava rendere conto. A cui ci si è dovuti abituare. In cui si è faticato a riconoscersi e in cui probabilmente non ci si è mai ritrovati del tutto.
In quella nuova quotidianità, fatta di spazi diversi e di nuovi “compagni” di viaggio, a volte troppo silenziosi. Quel presente dal ritmo lento ed inesorabile, per cui le lancette segnavano una nuova fase, l’attesa.”
