Amazigh, gli uomini liberi, preferiscono questo termine a “berberi”, derivante dall’arabo e coniato come epiteto per definirli “barbari”, rozzi, ignoranti.

Amazigh, gli uomini liberi

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Dal Marocco all’Egitto

Nomadi o coltivatori, sanno di essere qui da sempre, di essere i primi abitanti di queste terre

Fotografie, editing, post produzione: Michele Abriola

Il vento freddo spazza via i panni stesi ad asciugare, poco distante una parabola ed un lungo cavo mantiene il contatto con un mondo lontano. Un accampamento in una radura lontano dalle strade e dai sentieri, legna e plastiche garantiscono protezione dal vento e dalle piogge, all’interno siamo i benvenuti, accolti da un tè caldo, pane e del formaggio. Poco distante una bimba ritorna con il suo asino dal rifornimento di acqua dopo aver percorso ore di cammino.

Nel deserto il pastore ritorna con il suo gregge dalla moglie che lo aspetta con i due nipoti stretti in un abbraccio protettivo. Il suo accampamento è semplice, qualche coperta ed un giaciglio, é tutto quello di cui hanno bisogno.

Sono gli Amazigh, gli uomini liberi, preferiscono questo termine a “berberi”, derivante dall’arabo e coniato come epiteto per definirli “barbari”, rozzi, ignoranti i quali non si sono lasciati sottomettere completamente dalla cultura dominante, sono distribuiti in un territorio che va dal Marocco all’Egitto e hanno una propria storia. Nomadi o coltivatori, sanno di essere qui da sempre, di essere i primi abitanti di queste terre.

  • Amazigh, gli uomini liberi, preferiscono questo termine a “berberi”, derivante dall’arabo e coniato come epiteto per definirli “barbari”, rozzi, ignoranti.

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